«Mi è difficile credere che un bambino possa essere una tale
fonte di sciagure. Certo, mi sono abituato a vedere e sentire cose assurde, ma
non fino a questo punto. Dovrei credere che Loraisan sia la causa, anche solo
indiretta, dell’apparizione di tanti mostri, di eventi assurdi e morti
misteriose? Era Aralar la causa di molto di quello che è successo, anche se non
certamente l’unica. Se pensate che il bambino sia una minaccia, io vi dico che
non sono disposto a credervi, solo perché avete delle strane visioni che non
sapete spiegarvi. Voglio delle prove, sono stufo di affidarmi alle vostre
parole».
La Regina Rossa: «Prima parlaci di lui, e ti preghiamo di
farlo, perché non possiamo leggere la sua immagine nella tua mente. Non
possiamo sapere niente di lui se non attraverso le parole di chi lo conosce».
«È un bambino gracile, malaticcio, molto timido, spaventato
dalla gente e soprattutto dalla solitudine e dal buio. Dice che quando è solo,
ha sempre la sensazione di essere osservato, che ci sia una Presenza Invisibile
e senza nome accanto a lui, ma dice di non aver mai visto o sentito niente di
strano. Qualcuno pensa che non riuscirà a diventare adulto, ma tutti ammettono
che sembra avere una grande intelligenza. E infatti è così. Ha una mente avida
di sapere, fa discorsi molto più adulti della sua età, è estremamente precoce.
Gli sto insegnando a leggere e scrivere, e quando avrà imparato, gli darò da
leggere tutte le grandi opere della letteratura thyrseniakh, gli farò leggere
opere di filosofia naturale, e anche opere di alchimia.
E un giorno lo manderò alle Alte Scuole di Enkar, dove potrà
imparare una professione prestigiosa. Potrebbe diventare un grande sapiente».
La Regina Nera assunse un tono concitato: «Tu vuoi istruirlo
in tutto il sapere del tuo popolo? E gli permetterai di leggere anche tutti i
tuoi libri? Gli permetterai di sapere anche tutto quello che sai tu?».
«Beh, no…. Cioè, non lo so. Dipenderà anche da cosa vorrà
imparare lui. In quale campo della conoscenza vorrà diventare esperto. Io non
posso sapere ancora quali sono i suoi talenti, se sarà portato a fare il medico
come me, o se invece vorrà diventare un alchimista di qualche tipo. Certo, dice
di essere interessato all’alchimia. È la prima cosa che ho cominciato ad
insegnargli nel leggere e scrivere, cioè i principi fondamentali dell’arte
alchemica. E sembra anche capire tutto molto in fretta. Quel bambino è un vero
prodigio di intelligenza….».
Le Tre Madri si guardarono ancora preoccupate.
La Regina Bianca: «E se lui un giorno ti chiedesse di poter
leggere il libro maledetto de Le Dottrine
Misteriche di Cthuchulca, tu glielo daresti da leggere?».
«Solo quando fosse diventato adulto, e io mi sentissi sicuro
che non si metterebbe idee strane in testa. Ma altrimenti no. E siccome non
sono sicuro di non avere anche io idee strane in testa, direi che non glielo
darò in ogni caso.».
La Regina Rossa: «Tu non devi insegnargli tante cose,
Velthur! Che impari a leggere e scrivere, se vuoi, ma non dargli la possibilità
di possedere tutto il tuo sapere. Fa che non si interessi di stregoneria, o di
alchimia cosmologica o di altre dottrine misteriche. Se lo farai, rischi di
renderlo una minaccia peggiore di quanto lo fosse Aralar».
«Perché? Voi sapete che lo diventerà, forse?».
La Regina Nera: «No, naturalmente no. Lo sai, ti abbiamo
detto che è una creatura dell’Altrove, e perciò noi non possiamo sapere niente
di lui. Sentiamo solo la sua minacciosa presenza, ma solo tu puoi conoscere e
capire che essere sia».
«Appunto! Io vedo solo un bambino gracile, fragile, dal
carattere mitissimo e inoffensivo, gentile e fin troppo calmo, e dotato di
un’intelligenza vivace. Io vedo solo questo, e nient’altro. Non vedo paurose
minacce in lui, vedo un essere da proteggere, non da temere.
E lo tratterò di conseguenza. Farò in modo che possa avere
una vita serena e se possibile lunga e promettente. Gli darò tutto quello che
gli serve per crescere e diventare qualcuno, tutto quello che non gli può già
dare la sua famiglia. A dispetto di voi e delle vostre paure!».
La Regina Bianca: «Ci stai forse sfidando, Velthur Laran?».
Il medico pensò un attimo prima di rispondere. Ma
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