mercoledì 4 gennaio 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 295° pagina.


nemmeno di ordinato. Forse a tratti era anche un genio, ma dentro di sé aveva il caos. Soprattutto il caos dei sentimenti. Era pieno di odio e disprezzo nei confronti di tutti. Il suo sorriso falso, i suoi viscidi modi gentili erano solo una recita, una maschera per ottenere quello che voleva. Leggendo il suo diario, mi sono reso conto che mentre ti salutava sorridendoti pensava al sistema migliore per ucciderti. Era la menzogna fatta persona. Non ho retto a leggere quello che scriveva, e non sono nemmeno sicuro che mi sarebbe servito più di tanto».

La Regina Rossa: «E in questo ti sbagli, medico degli Uomini. Impara a curare la tua sfiducia in te stesso, prima di voler curare le malattie degli altri. Nello stesso modo hai rinunciato a capire cosa dice il libro maledetto che ti abbiamo consigliato di leggere, per capire cosa stava cercando di fare l’eremita pazzo».

Velthur si sentì particolarmente offeso dalle parole della Regina Rossa, la quale sicuramente sapeva che effetto avevano fatto su di lui. Se c’era una cosa che non sopportava, è che qualcuno mettesse in dubbio la sua capacità di affrontare i problemi. Eppure, doveva ammettere che la sovrana delle Fate aveva ragione: aveva rinunciato a capire il mistero di Aralar Alpan. Dopo che era morto, il suo interesse era scemato, e la sfiducia nelle proprie capacità investigative aveva avuto il sopravvento su di lui.

La Regina Nera: «Noi vediamo che se tu continuerai a leggere e rileggere quel diario e quel libro, scoprirai molte cose. Lo vediamo chiaramente nel tuo futuro. Cose che a noi sono celate. Cose che gli Uomini devono capire e conoscere, se non vogliono commettere gli stessi errori che sono già stati fatti in un lontano passato. Anche lo schiavo nordico con cui hai parlato, ti dirà cose importanti. Anzi, te ne ha già dette alcune….».

«Mi ha parlato delle vostre sorelle del nord. Dice che sono diverse da voi, e quella storia delle Porte delle Fate…. è vera, dunque?».

La Regina Bianca: «Sì! È vera! Ma non nel senso in cui crede lui e il suo popolo! Le Fate non aprono quelle porte. Cercano di chiuderle, invece! O rimangono a sorvegliarle. Esse sono un abominio per loro, come lo sono per noi!».

«Ma allora è nei paesi del nord che potrei conoscere il segreto di quello che sta accadendo, e perché accadendo?».

La Regina Rossa: «In parte, ma soltanto in parte. E non ti converrebbe andare lontano per cercare ciò che invece è molto, ma molto vicino, più vicino di quanto tu possa immaginare. Infatti di tutto ci hai parlato stasera, ma non della cosa più importante di tutte, quella che sta al centro di tutto questo, quello che noi non possiamo neanche guardare in faccia senza impazzire o morire di terrore!».

«Di cosa state parlando?».

La Regina Nera: «Non lo capisci, Velthur Laran? Ti sei già dimenticato? Eppure gli stai dedicando tanto di quel tempo…. Te lo leggiamo dentro, anche se è l’unica cosa di lui che riusciamo a vedere, perché riguarda strettamente te. Il bambino! È attorno a lui che ruota tutto. Noi lo sappiamo. Ogni volta che guardiamo la fattoria dei Ferstran e cerchiamo di capire cosa vi sta succedendo, vediamo solo un’ombra immensa, come un vortice di tenebre che ruota sopra di essa, E nient’altro. Non riusciamo a vedere il bambino, e non riusciamo neanche a vedere gli altri membri della famiglia. Non mentre loro sono dentro. Non vediamo il loro futuro, non vediamo il loro presente. Tutto quello che sappiamo è attraverso le parole di Azyel, che parla con Erkan Ferstran, il nostro adepto.

Ci devi parlare di lui, Velthur. Tu sei l’unico che può raccontarci di quel bambino, perché tu sei l’unico che si ricorda chi è in realtà, a parte Menkhu e Prukhu».

Velthur non si era dimenticato, semplicemente non aveva voluto parlarne. Avrebbe voluto che anche loro si dimenticassero di chi fosse in realtà Loraisan. Voleva che il bambino venisse lasciato in pace, e temeva per la sua incolumità. Non si fidava delle Fate, e se loro lo consideravano una sorta di abominio vivente, allora Loraisan era in pericolo. Naturalmente le Tre Madri lessero in lui questa paura.

La Regina Bianca: «Tu non devi temere per lui. Noi non vogliamo fargli del male, vogliamo solo impedirgli di farne ad altri, magari inconsapevolmente».
«Mi è difficile credere che un bambino possa essere una ta

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