sabato 14 gennaio 2017

"I FIORI DELL'IGNOTO" di Pietro Trevisan: 305° pagina.


Ma non sarà necessario essere troppo duri con loro. Li faremo deportare in qualche terra lontana e deserta oltre il mare, come avanguardie della nostra grande civiltà. Essi prepareranno il terreno di lontani paesi all’avanzata del nostro impero mondiale.



Velthur rise di piacere e sorpresa nel leggere quel brano. Chiaramente, stava parlando del buon Lusis Erkorekan, il quale ingenuamente era cascato nelle trame di Aralar, che gli aveva dato l’impressione di essere semplicemente un sacerdote riformatore e non un sovvervivo violento e fanatico. Avrebbe voluto poter far leggere a Lusis quel diario, dimostrargli che era stato manipolato, e che per fortuna non era caduto definitivamente nella trappola, solo perché Aralar era morto.

Si accorse di essersi dimenticato del suo collega del Maristevian da lungo tempo.

Dopo quel terribile Tinsi Garpen Silal del 3089, Velthur gli aveva mandato una lettera per avvertirlo della morte di Aralar, e ne aveva ricevuto una pronta risposta, in cui si mostrava sinceramente addolorato della cosa, e pieno di domande su come e perché era avvenuta quella morte misteriosa, su cui Velthur si era mostrato tanto reticente, descrivendola in modo sommario ed evasivo.

Gli aveva però anche detto che non recedeva minimamente dal suo sogno di fondare una colonia aventry nella Valle dei Gigli, e che comunque lui rimaneva in contatto con gli amici di Aralar, con cui condivideva gli stessi obiettivi dell’eremita morto.

Ora Velthur sapeva finalmente qualcosa di quegli amici, e sicuramente Lusis avrebbe potuto rivelargli chi era il misterioso O.M. che aveva messo in contatto per la prima volta il medico con l’eremita.

Ma dopo quella lettera, non si erano più sentiti, e cosa fosse successo nel frattempo al medico del Maristevian gli era del tutto ignoto.

Si maledisse per la sua pigrizia. Avrebbe dovuto mantenere i contatti con Lusis, e pensò che sarebbe stata ora di mandargli un’altra lettera.

Velthur continuò a leggere a caso il diario, e gli sembrò quasi che una mano provvidenziale lo guidasse ad aprire proprio le pagine che gli rivelavano nuovi fatti, e gli presentavano nuovi misteri.



XXI  Pesci 3084 d.F.R.A., turmistin

Sto prendendo sempre più in considerazione la possibilità di farmi sacerdote. Anche se sono figlio di una pescivendola, ho abbastanza agganci per ottenere un ruolo importante nella gerarchia.

Il mio amico P.A., che è un kamethei etariakh, impetrerà a mio favore con la Shepen di P.

Sarà il mezzo con cui potrò reintrodurre il Culto Antidiluviano di Sin nel nostro regno. Da quando ho visitato i sotterranei delle Piramidi e le rovine delle città morte del Deserto Rosso nella lontana isola di Edan Synair, è diventata la mia ossessione.

La scoperta della Rivelazione di Sin nelle rovine delle antiche civiltà antidiluviane e persino pre-umane mi ha fatto comprendere la necessità di far risorgere il passato in una nuova forma.

Il tempo è una spirale, e ogni spirale è simile e dissimile da quella precedente. Dopo l’impero dei Tritoni nella notte dei tempi, quello degli Elfi della Luce nell’Era Mediana, e quello dei Giganti nell’Era Antidiluviana, è ora che giunga l’impero degli Uomini. Sperando che possa durare più a lungo di quanto siano durati i precedenti. I mezzi ci sono. Li ho trovati appunto fra le rovine degli imperi precedenti. Si tratta solo di capire come funzionano, come devono essere applicati.

La mia amica T.A. mi ha fatto conoscere una Fata, una certa H., che proviene da molto lontano, da quella zona delle Montagne Albine che si trova presso la Regione dei Laghi, nel Nord-Ovest del Veltyan, ma che è venuta qui perché si è allontanata dalla sua gente assieme ad altre sue simili. Questa piccola comunità di Fate si è stabilita da alcuni anni in un bosco presso il fiume che sfocia qui a P., e là celebra il belk regolarmente.

Hanno attirato molti contadini a partecipare alle loro feste, anche se dalle nostre parti la stregoneria non è particolarmente diffusa, perlomeno non come in altre province, come quelle di montagna, o dalle parti della grande E..

Chissà, forse è stata proprio la novità di conoscere delle Fate in questa provincia, dove non ci sono mai state, che ha attirato quei bifolchi.

Nessun commento:

Posta un commento